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Padroni di niente, servi di nessuno

Mi chiamavo Angiolo, povero piccolo Angiolo direte voi, ma non mi son mai perso d'animo e ho lottato contro la discriminazione fin dagli inizi.
Colpevole di non accettare la camicia nera e di giocare troppo a carte alla bisca della stazione, fui messo davanti alla scelta: "o bonifica o morte, te e tutta la tua famiglia".
Bonifica. Bonifica della Maremma diavola. Sono riuscito a scampare. La malaria mi salvò.
Quando tornai a casa ero talmente disintegrato che non riuscivo più a lavorare.

Erano tempi duri per gli antifascisti e dovetti accettare il ricatto dei fascisti che mi avrebbero dato tregua finché lavoravo come uno schiavo all'ospedale militare che avevano messo sù in una villa che prima era una casa di cura delle suore. Ora ci curavano i nazisti ed era gestito dalle SS.
Poi la tregua finì nel sangue quando un ufficiale ubriaco volò dalla finestra e morì.
Io la scampai nell'immediato, credettero alla mia storia perché un dottore che era dalla mia parte testimoniò che aveva visto il gerarca cadere da solo dalla finestra mentre stava tentando di cagare di fuori dal balcone, come faceva di solito. Era sempre ubriaco e faceva fucilare interi borghi con la bottiglia di vino in mano.
Ma sapevo che sarebbero venuti a prendermi, quindi tutta la famiglia si preparò a scappare in Francia. Avevamo già prevista l'eventualità, infatti con la Concetta avevamo imparato il francese e le mie figlie avevano nomi francofoni.
Non riuscì a scappare e fui consegnato ai nazisti dai fascisti, mi presero e mi misero al muro, sotto casa.
Ecco chi sono i fascisti, dei bravi ragazzi, fanno sempre quello che c’è da fare.
Mi urlarono che sarebbe toccato un proiettile in testa ad ogni membro della mia famiglia, bambini compresi.
Ecco chi sono i fascisti.
Per costringermi a fare i nomi dei compagni antifascisti, misero i bambini tutti in fila davanti al muro sotto casa e le SS miravano per trapassarli tutti e 6 con un unico proiettile, mormorando in tedesco. E i fascisti mi urlavano che i bambini erano troppi e i proiettili scarseggiavano.
Ecco chi sono i fascisti. Non parlai. Mi ritenevo fortunato che il gerarca tedesco era morto nella caduta dalla finestra, perché lui era solito usare il martello e le pinze con donne e bambini.
Fui subito fucilato. Sono morto col sollievo che c'era un proiettile per ognuno di noi ma prima o poi gli sarebbe tornato indietro ad ognuno di loro.
Ecco chi sono i fascisti. Persone idiote che non pensano alle conseguenze delle loro azioni. Si perché per essere fascista bisogna essere imbecilli, sennò non c’è verso che tu lo sia.
La mia famiglia fu graziata e solo derubata di tutti i pochi averi che avevamo.
Nel frattempo Gastone e Fanny, mia figlia, erano fidanzati e non si potevano sposare. Perché erano antifascisti e il podestà non li voleva sposare e dal prete figurati non ci sarebbero mai andati neanche per rifugiarsi dalle SS.
La mia fucilazione rafforzò l'unione e la solidarietà tra la famiglia di Gastone e la mia, eravamo tutti antifascisti. Fanny da non sposata, compagna di Gastone, che per l'epoca tra femminismo ed emancipazione era una cosa non da poco, si trasferì a Firenze in casa di Gastone con tanti altri compagni antifascisti e comunisti, era l'unica ragazza.
Poi tante altre compagne e compagni si unirono a loro, nella resistenza. Passarono gli anni del fascismo tra casa di Gastone e azioni mattutine. L'attivismo antifascista a quei tempi lo facevamo la mattina presto in bicicletta, armati solo di un coltellaccio da cucina, un tozzo di pane, due noci, tre castagne e una pera.
Poi Gastone fu mandato al fronte, disertò, gli assediarono la casa e si dovette consegnare per salvare tutti i compagni. Si sposò in fretta e furia con Fanny.
Gastone è stato deportato a Kiev. Prova a fuggire varie volte e alla fine ci riesce e torna a casa quando Firenze era già stata liberata.
Ma c'era ancora tanto da liberare.
La guerra, i lavori da schiavi con le sostanze chimiche e le condizioni malsane gli lasciarono vari tumori, il morbo di parkinson e problemi alle ossa.
Ecco chi sono i fascisti.
Morì dopo aver cresciuto e sistemato 2 figli e relative famiglie con nipoti. Era soddisfatto della sua vita di merda, e lui e Fanny raccontavano la mia storia ai nipoti, che ora la raccontano a voi.
Grazie a tutte le persone che hanno vissuto le catene e sono morte in azione contro il fascismo e tutto quello che rappresenta. Sui cantieri, nelle acciaierie, sparati, in strani incidenti stradali, nei porti di una guerra che non avrà mai fine: l'impero contro il libero, popolo di nessuno. 
 
Angiolo, antifascista di Montevarchi.